Sex Education

#lesson number one: la costruzione del personaggio


Teen drama di punta del catalogo Netflix con una seconda e una terza stagione di quelle da divorare, la serie britannica Sex Education ha il grande pregio di non parlare solo ed esclusivamente al target al quale dovrebbe rivolgersi ma di estendere la possibilità di una riflessione significativa sulla sessualità e sui sentimenti anche a un pubblico adulto. 


Nella dimensione di una molto ben orchestrata opera corale, a spiccare è sicuramente il protagonista Otis Milburn, figlio della scrittrice e della terapista sessuale Jean Milburn, la cui vita è letteralmente invasa e in un certo senso condizionata dal lavoro della madre; dalla quale cerca di emanciparsi grazie a una naturale sensibilità di cui ad accorgersi è soprattutto Maeve, outsider brillante che per prima intravede per lui la possibilità di una carriera da “terapista sessuale” del liceo Moordale. Con lei e con il supporto di Eric, il suo migliore amico, danno vita a un vero e proprio business: dare consigli sessuali per danaro.


Ma attorno a questo fulcro centrale orbitano una serie di personaggi scritti in modo impeccabile, caratteristica che contribuisce a rendere questa serie un vero e proprio modello a cui ispirarsi.


È il caso di Adam Groff. Il figlio del preside del liceo Moordale che sembra un tipico caso umano: va male a scuola, ha problemi di disciplina tanto che il padre lo rinchiude in un’accademia militare dalla quale fortunatamente esce molto presto, e che all’ inizio usa Eric per sfogare tutta la sua rabbia repressa, assumendo veri e propri comportamenti da bullo e spingendosi a minacciare il ragazzo di morte perché ne invidia la libertà sessuale e il coraggio di essere sé stesso.


Ma cosa fa, allora, dal punto di vista della scrittura, di un semplice personaggio, un personaggio forte o addirittura indimenticabile?


Per molti scrittori questa domanda può rappresentare una maledizione ma restando in ambito di serialità credo di poter affermare che un personaggio sia tanto più forte quanto più sarebbe in grado di staccarsi dal contesto generale del racconto e diventare a sua volta protagonista di un’altra serie. Proviamo a immaginare una serie con protagonista Jen Lindley di Dawson’s Creek o Dylan McKay di Beverly Hills 90210 e poi facciamo lo stesso esercizio con Donna Martin o David Silver, ecco, ci siamo capiti!


Già, infatti ogni personaggio ha un conflitto ed egli stesso è emanazione di un tema al quale può rispondere in modo affermativo o contrario; scegliendo, sembrerebbe quasi in modo autonomo o inconscio e poi sempre meglio orientato dalla penna dello sceneggiatore, se diventare tematico o controtematico.


In questo senso Adam è un personaggio controtematico: all’inizio, direi anche al cento per cento. Insomma difficile, interessante, bello essere Adam quando un gruppo di tuoi coetanei cerca di dire a tutta la scuola – di cui tuo padre è il preside – che bisogna conoscersi e accettarsi per essere felici, se questo corrisponde a tutte le tue paure!


Ma i personaggi controtematici sono tutti così ben scritti da essere seguiti dallo spettatore in modo attento nella loro crescita e con una particolare attenzione ai loro archi di trasformazione oltre che nella loro costante tensione al cambiamento?


Non lo so, sicuramente lo sono in Sex Education che, per quanto riguarda la creazione di personaggi secondari forti, vince più di una partita. In generale, credo che sia tutta una questione di conflitto e di binari; il conflitto, per questa tipologia di personaggi, lo si avverte in modo prepotente tanto che, se ci facciamo caso, all’inizio della storia sono spesso come delle mine vaganti incontrollabili. Fuori contesto. Inadeguati. In qualche caso tanto complicati da risultare persino repellenti. Anche Adam lo è ma con l’evolvere della storia riesce, facendosi accompagnare da pochi altri personaggi, inizialmente solo da Ola e poi da Eric, a condurre anche noi in territori emotivi nuovi, inaspettati e inesplorati.


A farci cambiare sguardo.
Ed è per questo che di personaggi così ci innamoriamo.
Contraddittorii e complicati, inizialmente sembrano muoversi in direzioni ostinate e contrarie rispetto al treno principale ma poi, un passo dopo l’altro, ci portano a empatizzare sempre di più, quasi fino a farci tifare per loro. Anche perché, tra le tante cose che fanno, ne fanno sicuramente una molto bene: ci ricordano che, se essere imperfetti può essere doloroso, l’accettazione delle proprie imperfezioni unite alla volontà di tentare un cambiamento, può aprire le porte di inaspettate meraviglie.


Un teen drama è un teen drama, certo, ma è un grande teen drama quando certi personaggi, un po’ come il primo amore, non te li scordi più. La lista non è poi così lunga – penso – mentre finisco di scrivere dando una spolverata ai vecchi poster…

Al nuovo Adam basterà liberarsi dello spettro della paura della sua stessa diversità o meglio unicità, per vivere a pieno la sua storia con Eric?

Guardare la terza stagione per capire!

Anche perché, più che noia, a un certo punto, tutto il resto è spoiler.